Sono Vincent e non ho paura: Enne Koens scrive una bellissima storia
Non è mai semplice raccontare le paure. Non lo è per gli adulti e nemmeno per gli autori dei libri, ma soprattutto non lo è per i bambini e le bambine. Possiamo ipotizzare che da paura nasce paura, quindi non racconto la mia paura perché ho paura che non venga capita, accettata ecc. Ma Vincent il protagonista del romanzo Sono Vincent e non ho paura di Enne Koens (illustrazioni di Maartje Kuiper, traduzione di Olga Amagliani, Camelozampa editore), ha escogitato un piano di sopravvivenza notevole per affrontare tutte le paure della vita, anche se… a volte abbiamo davvero bisogno di aiuto, di una mano o di un po’ di ascolto per superarle.
Sono Vincent e non ho paura
Vincent viene considerato un bambino strano. O meglio: i suoi compagni di classe lo considerano strano al punto che lo prendono in giro, lo inseguono, lo picchiano… Un tantino trascurato dai suoi genitori, l’unica persona con cui si confida è Charlotte, la babysitter poco più grande di lui. E i suoi animali immaginari che certo lo ascoltano con enorme attenzione e lo incitano, ma… non possono tirarlo sempre fuori dai guai.
Ecco un’altra cosa che non capisco di me. Gli altri bambini gridano fortissimo e chiamano la maestra. Quella viene, si arrabbia ed è tutto finito. Io però, gridavo solo se mi facevano davvero tanto male, e anche così gridavo troppo piano, così nessun maestro o maestra se ne accorgeva e veniva ad aiutarmi.
Vincent ha una scatola di sopravvivenza, resa impermeabile, contenente tutto il necessario per sopravvivere in un bosco; studia i manuali, sa quali bacche mangiare e quali no, come raccogliere l’acqua (e per farlo ha bisogno di un preservativo, ma al negozio accanto casa non gli credono), come far sparire le sue tracce…
Saper chiedere aiuto
Quello che non spiegano i libri però lo impara durante il campo scuola, perché saper chiedere aiuto è difficile, e a volte inevitabile.
Vincent parte, con lui la sua nuova migliore amica La Jas.
La Jas è simpatica, vivace, mangia sushi a pranzo e anche lei si sente molto sola, parla quattro lingue, viaggia sempre così diventa subito importante a scuola ma tra tutti sceglie l’amicizia di Vincent. Il bullo Dilan non la prende molto bene così decide di vendicarsi proprio durante i brevi giorni del campo scuola. Giorni che si trasformano in un incubo.
Per fortuna anche Vincent impara a chiedere aiuto, gli adulti aprono gli occhi, e tutto sommato anche questa storia finisce bene.
La Jas versa la salsa di soia sul sushi.
Io suddivido lo zenzero. Mangiamo. Lascio a lei il salmone e mangio l’avocado con sopra i semi di sesamo.
“Andrò a lezione di batteria”, le dico.
Lei borbotta soddisfatta. Quando mangia La Jas non parla, borbotta, ma dalla faccia che fa capisco che le sembra una buona idea.
Mi guardo intorno con discrezione, perché sento gli occhi degli altri puntati su di me. Gli animali ridacchiano ma io sono preoccupato, perché so che se divento amico della Jas la mia classe non la prenderà bene.
Un bel romanzo, una bella storia, ottima per affrontare argomenti spinosi in classe, per parlare di paure e timori, per affrontare anche ciò che ci procura vergogna e comprendere che chiedere aiuto è un’azione da eroi. Sempre.
Review Overview
Storia
Illustrazioni
Leggibilità
Prezzo
Utile
Una bellissima storia, a tratti drammatica ma capace di affrontare tematiche molto dolorose come il bullismo e la paura strappando sorrisi e molta comprensione.