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Le più belle filastrocche per la Befana

Le filastrocche per la Befana ci raccontano di questa simpatica vecchina che riempie le calze dei bambini con doni o con carbone. Ci sono tante poesie della Befana per bambini.

La Befana, lo sappiamo tutti, viene di notte e, stando a quanto si dice, ha le scarpe tutte rotte. Una celebre filastrocca popolare dedicata alla Befana, infatti, così dice:

La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana:
viva, viva la Befana!

La filastrocca della Befana ha varie versioni. In alcune ha il cappello alla romana, come anche il vestito può essere alla romana. Secondo altre versioni acquista le scarpe nuove. In altre ancora se ne va in giro per i tetti e così via. In ogni caso la Befana, quando arriva porta doni: dolci per i buoni, carbone per cattivelli.

Le filastrocche per la Befana ruotano più o meno tutte attorno a questo concetto, visto in vari modi.

7 belle filastrocche per la Befana

Ecco alcune celebri filastrocche per la Befana per festeggiare la vecchina più simpatica che ci sia.

La Befana, di Giovanni Pascoli

Iniziamo con Giovanni Pascoli (1855-1912) che ha scritto una poesia-filastrocca dal titolo La Befana.

Viene viene la Befana,
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana.

Ha le mani al petto in croce,
e la neve è il suo mantello
ed il gelo il suo pannello
ed il vento la sua voce.
Ha le mani al petto in croce.

E s’accosta piano piano
alla villa, al casolare,
a guardare, ad ascoltare
or più presso or più lontano.
Piano piano, piano piano.

Che c’è dentro questa villa?
Uno stropiccìo leggero.
Tutto è cheto, tutto è nero.
Un lumino passa e brilla.
Che c’è dentro questa villa?

Guarda e guarda… tre lettini
con tre bimbi a nanna, buoni.
Guarda e guarda… ai capitoni
c’è tre calze lunghe e fini.
Oh! Tre calze e tre lettini.

Il lumino brilla e scende,
e ne scricchiolan le scale;
il lumino brilla e sale,
e ne palpitan le tende.
Chi mai sale? Chi mai scende?

Co’ suoi doni mamma è scesa,
sale con il suo sorriso.
Il lumino le arde in viso
come lampada di chiesa.
Co’ suoi doni mamma è scesa.

La Befana alla finestra
sente e vede, e s’allontana.
Passa con la tramontana,
passa per la via maestra,
trema ogni uscio, ogni finestra.

E che c’è nel casolare?
Un sospiro lungo e fioco.
Qualche lucciola di fuoco
brilla ancor nel focolare.
Ma che c’è nel casolare?

Guarda e guarda… tre strapunti
con tre bimbi a nanna, buoni.
Tra la cenere e i carboni
c’è tre zoccoli consunti.
Oh! Tre scarpe e tre strapunti…

E la mamma veglia e fila
sospirando e singhiozzando,
e rimira a quando a quando
oh! Quei tre zoccoli in fila…
Veglia e piange, piange e fila.

La Befana vede e sente;
fugge al monte, ch’è l’aurora.
Quella mamma piange ancora
su quei bimbi senza niente.
La Befana vede e sente.

La Befana sta sul monte.
Ciò che vede è ciò che vide:
c’è chi piange e c’è chi ride;
essa ha nuvoli alla fronte,
mentre sta sull’aspro monte.

La Befana, di Guido Gozzano

Guido Gozzano (1883-1916) si sofferma sullo stupore dei bambini nell’attendere la Befana.

Discesi dal lettino
son là presso il camino,
grandi occhi estasiati,
i bimbi affaccendati
a metter la scarpetta
che invita la Vecchietta
a portar chicche e doni
per tutti i bimbi buoni.

Ognun, chiudendo gli occhi,
sogna dolci e balocchi;
e Dori, il più piccino,
accosta il suo visino
alla grande vetrata,
per veder la sfilata
dei Magi, su nel cielo,
nella notte di gelo.

Quelli passano intanto
nel lor gemmato manto,
e li guida una stella
nel cielo, la più bella.
Che visione incantata
nella notte stellata!
E la vedono i bimbi,
come vedono i nimbi
degli angeli festanti
ne’ lor candidi ammanti.

Bambini! Gioia e vita
son la vision sentita
nel loro piccolo cuore
ignaro del dolore.

La Befana vien pianino, di Maria Maltoni

La maestra elementare Maria Maltoni (1890-1964) in una breve filastrocca per la Befana descrive il contenuto delle calze.

La befana vien pianino
cala giù per il camino,
porta ai bimbi che son buoni
tante chicche, tanti doni.
Ma se buoni non sarete,
nella calza troverete,
come chicchi, come doni,
aglio, cenere e carboni.

Alla Befana, di Gianni Rodari

Del grande Gianni Rodari (1920-1980) vi proponiamo due filastrocche per la Befana. La prima ha per titolo Alla Befana ed è una lettera che un bimbo scrive alla vecchina del 6 gennaio per chiederle di portare a tutti i bimbi suoi doni:

Mi hanno detto, cara Befana,
che tu riempi la calza di lana,
che tutti i bimbi, se stanno buoni,
da te ricevono ricchi doni.
Io buono sempre sono stato
ma un dono mai me lo hai portato.
Anche quest’anno nel calendario
tu passi proprio in perfetto orario,
ma ho paura, poveretto,
che tu viaggi in treno diretto;
un treno che salta tante stazioni
dove ci sono bimbi buoni.
Io questa lettera ti ho mandato
per farti prendere l’accelerato!
Oh cara Befana, prendi un trenino
che fermi a casa di ogni bambino,
che fermi alle case dei poveretti
con tanti doni e tanti confetti.

Voglio fare un regalo alla Befana, di Gianni Rodari

In Voglio fare un regalo alla Befana Gianni Rodari invita a essere generosi: e se fossimo noi a fare un regalo alla Befana?

La Befana, cara vecchietta,
va all’antica, senza fretta.
Non prende mica l’aeroplano
per volare dal monte al piano,
si fida soltanto, la cara vecchina
della sua scopa di saggina:
è così che poi succede
che la Befana… non si vede!
Ha fatto tardi fra i nuvoloni,
e molti restano senza doni!
Io quasi, nel mio buon cuore,
vorrei regalarle un micromotore,
perché arrivi dappertutto
col tempo bello o col tempo brutto…
Un po’ di progresso e di velocità
per dare a tutti la felicità!

Accadde alla Befana, di Maria Loretta Giraldo

Le ultime due filastrocche per la Befana che vi proponiamo sono di Maria Loretta Giraldo e sono tratte dal libro Rime per tutto l’anno. In Accadde alla Befana veniamo a sapere che un piccolo incidente ha fatto perdere il sacco alla Befana, ma la vecchina riesce a rimediare, perché non può far attendere i bambini!

Mentre andava la befana
nella casa di un bambino,
s’impigliò con la sottana
sopra il bordo del camino.

Per lo strappo il grosso sacco
le sfuggì, cadde di sotto,
non restò nemmeno un pacco
che non fosse tutto rotto.

«Che disastro, che disdetta»
sotto il cielo cupo e bigio,
mormorava la vecchietta.
«Ci vorrebbe un bel prodigio».

Poi, facendo un gran sorriso,
verso il cielo volse gli occhi
… ed il sacco, all’improvviso,
fu ancor pieno di balocchi.

«Che un bambino attenda invano
non sia mai, parola mia»
disse la befana, piano.
Poi riprese la sua via.

La befana dei grandi, di Maria Loretta Giraldo

Ed ecco l’ultima delle nostre filastrocche per la Befana. La befana dei grandi è una filastrocca in cui ci si augura che la Befana porti qualche dono anche ai più grandi, che spesso ne hanno bisogno ma non li chiedono come fanno i bimbi.

Spero tanto che un giorno dal camino
una befana buona venga giù
a portare doni a chi bambino
ormai da tempo non è più.

Una befana per grandi e per vecchietti
che rechi nel suo sacco un dolce sogno
da consegnare, attraversando i tetti,
a tutti quelli che hanno bisogno.

A chi sta solo, un po’ di compagnia;
un lauto pranzo a chi di pane è senza;
a chi è triste gioia ed allegria;
alle mamme e ai papà tanta pazienza.

E metta nelle calze dei potenti
pace, amicizia e buoni sentimenti.

Foto | Pixabay

Roberto Russo

Roberto Russo è nato a Roma e vive a Perugia. Dottore in letteratura cristiana antica greca e latina, è appassionato del profeta Elia. Segue due motti: «Nulla che sia umano mi è estraneo» (Terenzio) e «Ogni volta che sono stato tra gli uomini sono tornato meno uomo» (Tommaso da Kempis). In questa tensione si dilania la sua vita. Tra le altre cose, collabora con alcune testate online e tanto tempo fa ha pubblicato un racconto con Mondadori.

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