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Qualcosa di Chiara Gamberale e l’importanza della noia

Il pronome indefinito “qualcosa” ricorre un centinaio di volte nel romanzo di Chiara Gamberale dal titolo, appunto, Qualcosa. Lo stesso dicasi per la locuzione aggettivale “di troppo”. Messi insieme, danno il nome alla protagonista del libro: Qualcosa di Troppo. Non è un caso e non vuole essere una semplice ricerca fatta sul testo (in eBook). Quest’abbondanza, infatti, è proprio quello che l’autrice trasmette attraverso le pagine della sua favola per adulti (ma anche per adolescenti), splendidamente illustrata da Tuono Pettinato.

Qualcosa

La principessa Qualcosa di Troppo è figlia del re Qualcuno di Importante e della regina Una di Noi. Come lascia intuire il nome, la piccola principessa è esagerata in tutto: qualsiasi cosa faccia o qualunque emozioni provi, per lei è sempre tutto all’ennesima potenza. Accade, però, che dopo lunga malattia la regina Una di Noi muoia e la principessa non riesca a darsi pace. Le spiegazioni le vengono fornite (“La morte non significa che qualcuno se ne va, ma che tu nel frattempo resti”), ma il problema rimane.

Cos’era la morte, insomma, lo sapeva. Ma non sapeva cos’era la morte di sua mamma.

Dal troppo al nulla

Inizia così un cammino dal troppo al nulla, con la compagnia del Cavalier Niente. Il problema per Qualcosa di Troppo è essere iperattiva, insomma, e la morte della mamma le ha lasciato un buco nel cuore.

Perché questo maledetto cuore ancora non mi si ripara? Perché, quando succedono cose troppo brutte, ci mettiamo un po’ ad accettarle, tanto che all’inizio non ci sembrano nemmeno vere. E mentre la testa prende tempo per capirle, il cuore ci diventa un pezzo di groviera. È così che succede.

Però poi si stanca anche del Cavalier Niente e cerca consolazione in Smorfialibro, che è

il modo per mettere in mostra i ritratti [e per] per chiacchierare meglio […]. Basta appendere al davanzale un lenzuolo, disegnarci su la tua faccia e scrivere quello che ti pare. I Ragazzini Abbastanza non possono più stare senza.

L’avventura della vita

Qualcosa
Chiara Gamberale, Qualcosa

Naturalmente non mancheranno coloro che vorranno chiederla in moglie (nota il Cavalier Niente: “Fra tutte le bugie che si raccontano gli esserucci umani, il cosiddetto amore va sempre per la maggiore, eh? Ma non ti preoccupare, passerà anche questa”). Ma il problema di fondo rimane: “Se non fai pace con lo spazio vuoto dentro di te, niente potrà mai davvero riempirti”. Soprattutto se ci si sente migliori degli altri perché “nell’esatto momento in cui ci sentiamo migliori degli altri, diventiamo uguali a loro”.

Essere sempre un ciclone che fa tanto, troppo, non serve. Non è utile nemmeno il contrario, cioè lo starsene a poltrire tutto il giorno. Bisogna vivere. “È il puro fatto di stare al mondo la vera avventura”.

Non solo una favola

Come si comprende, Qualcosa di Chiara Gamberale, allora, non è solo una “favola”, ma è qualcosa che va più a fondo. Propone di vivere una vita vera. Anche con un po’ di noia, se serve, perché “è bellissimo annoiarsi con qualcuno che amiamo”.

Il romanzo illustrato di Chiara Gamberale si legge con piacere e in alcuni momenti si ha veramente l’impressione di vivere quel “troppo” o quella “noia” che vengono descritte. Geniale, poi, il modo in cui si usa Smorfialibro. In pratica, si mettono alla finestra i fatti propri. Cioè è quello che facciamo di continuo sui social network senza pensarci più di tanto.

Che l’importante sia vivere una vita vera e non una vita alienante, come può essere quella sui social network, non è un tema nuovo. L’aveva già affrontato, per esempio, Susanna Tamaro in Salta, Bart! Ma mentre il tono di Susanna Tamaro è troppo moralistico e alla fine stanca, il modo in cui Chiara Gamberale lo affronta è molto più propositivo. Qualcosa è, in fin dei conti, un romanzo di formazione e tutti noi, alla fine, siamo un po’ Qualcosa di Troppo e un po’ Cavalier Niente.

Review Overview

Storia
Illustrazioni
Leggibilità
Prezzo

Utile

Il modo di raccontare, lo stile usato come anche le illustrazioni di Tuono Pettinato rendono la lettura veramente gradevole.

User Rating: 4.7 ( 1 votes)

Roberto Russo

Roberto Russo è nato a Roma e vive a Perugia. Dottore in letteratura cristiana antica greca e latina, è appassionato del profeta Elia. Segue due motti: «Nulla che sia umano mi è estraneo» (Terenzio) e «Ogni volta che sono stato tra gli uomini sono tornato meno uomo» (Tommaso da Kempis). In questa tensione si dilania la sua vita. Tra le altre cose, collabora con alcune testate online e tanto tempo fa ha pubblicato un racconto con Mondadori.

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